domenica 13 gennaio 2008

QUANDO RISCHIARE??


Non c’è alcun dubbio che il poker contenga un elemento di azzardo. Ogni volta che in un torneo rischiate qualcosa di valore con un risultato incerto, state giocando d’azzardo. Ma il poker è in qualche modo l’esatto opposto del gambling, perché ogni cosa nel poker si basa nel prendere decisioni intelligenti. Ruota tutto intorno al “controllo”.
Nella sua più pura forma, giocare d’azzardo – dunque comprare un biglietto della lotteria o puntare un numero alla roulette – vuol dire letteralmente e deliberatamente abbandonare il controllo dei vostri soldi e lasciare che sia il fato a decidere. Se è la vostra giornata, se gli Dei vogliono sia così, sarete fortunati. Contrariamente nel poker lottate sempre perché nulla sia lasciato al caso.


Quindi… come potete conquistare il controllo nei tornei di poker? Forse evitando di rischiare? Giocando solo le mani iniziali forti? Puntando sui punti fatti, non bleffando mai, senza inseguire alcun progetto di scala o colore? Certamente no.
Se state seduti tutto il tempo in un torneo ad aspettare solo le mani buone, agite come il giocatore che alla roulette ripone tutte le sue speranze nel suo numero preferito, ovvero lasciate che sia il caso a stabilire i vostri risultati. Il grande paradosso nei tornei di poker è che, per continuare ad avere il controllo della situazione, dovete soprattutto scegliere i momenti giusti per rischiare.
Se andate a 140 km/h in autostrada e siete quasi attaccati alla macchina che vi sta di fronte, anche se siete il miglior pilota al mondo, non avete il controllo della situazione, perché se quello davanti frena improvvisamente, voi non potete fare nulla per evitare un incidente. Così avviene quando uno stack è troppo piccolo per impedire agli avversari di fare un re-raise. Ogni volta che un avversario frenerà, il vostro stack sarà a rischio di collisione – nei momenti in cui saranno loro a decidere – e voi avrete bisogno solo della fortuna per sopravvivere.
Per poter mantenere il controllo, dovete sforzarvi di mantenere uno stack giocabile, che può voler dire spingere con la peggior mano, quando avete la buona chance di far foldare il vostro avversario. Lo so che non vorreste farlo, ma dovete riconoscere quando è il momento giusto di spingere le vostre chips nel piatto. Se lo fate troppo presto è un rischio avventato che vi prendete e sicuramente non necessario. Se lo fate troppo tardi, risulta troppo evidente e non funzionerà. Se lo fate troppo spesso poi avrete un problema di credibilità.
A volte il vostro stack sarà così corto che già sapete che la prossima volta che entrerete in un piatto sarete costretti allo showdown. L’unico controllo che vi è rimasto è scegliere quando farlo, ma anche in questa situazione state correndo troppo per cercare di riuscire a frenare. Non aspettate finchè non sarete all in di big blind. Invece, cercate le situazioni in cui sarete allo showdown con la migliore possibile proporzione di chips nei confronti degli avversari e con delle carte che abbiano della probabilità di farvi sopravvivere. Un azzardo preso nel momento giusto vi darà il colpo giusto per farvi riconquistare uno stack giocabile.
Alcuni giocatori di torneo molto validi cercano deliberatamente di azzardare in grandi piatti nelle prime fasi, sono felici di mettere tutte le loro chips al primo livello con un flush draw contro doppia coppia, perché così possono poi giocare da big stack ed avere un controllo extra che secondo loro vale questo tipo di giocata. Questo non è il mio approccio in un torneo che abbia uno stack iniziale elevato, ma comprendo il ragionamento che sta dietro questo stile di gioco.
Nei tornei di poker l’equilibrio tra il rischio ed il controllo è in continua evoluzione. Riconoscere dove state voi e i vostri avversari in questo scenario instabile vi aiuterà a prendere le decisioni giuste e vi daranno un margine vitale.

THE PSICHOLOGY OF POKER


Scritto dallo psicologo e giocatore professionista Alan N. Schoonmaker, “The psychology of Poker” ci aiuta a scoprire cosa passa per la testa dei nostri avversari e a come sfruttare queste informazioni per batterli.
Non si può certo definirlo un libro di strategia. Si concentra, infatti, sulle diverse motivazioni che spingono le persone a sedersi ad un tavolo da poker, le varie tipologie di giocatori che possiamo incontrare e come e perché agiscono e reagiscono in un certo modo.
Un testo, quindi, per giocatori già con una certa esperienza. Consiglio, quindi,per i novizi di affiancarlo ad un libro di strategia di base.


Dopo una breve introduzione, Schoonmaker porta il lettore ad analizzare il proprio gioco e a porsi una domanda alla quale bisogna rispondere in maniera più onesta possibile per ottenere il meglio dal resto del libro: cosa vi spinge a giocare a poker?
Subito dopo l’autore introduce un metodo di classificazione dei giocatori. Spiega inizialmente la differenza tra giocatori tight e quelli loose e tra quelli passivi e aggressivi e poi ci indica come classificare noi e gli altri secondo uno schema preciso. Questo metodo permette di analizzare un giocatore in maniera molto accurata, considerando tutte le informazioni che ci trasferisce finanche al posto che sceglie dove sedersi. Dopo un po’ di pratica vi troverete a capire immediatamente chi avete di fronte.
Nella parte finale del testo troverete con un ottima trattazione sul perché studiare e pianificare possano aiutarvi a migliorare il vostro gioco, su come continuare a giocare e divertirvi senza che il poker diventi noioso e stancante.
In conclusione, se non avete già almeno 25 anni di esperienza, allora questo libro vi aiuterà molto. Se volete scoprire perché voi e gli altri giocate a poker e perché adottate uno stile piuttosto che un altro,e se, spesso, vi chiedete “Ma perché è venuto a vedere il mio raise pre-flop??” allora Schoonmaker vi aiuterà a trovare una risposta.